Parlando con Sabrina si capisce cosa vuol dire seguire la propria passione. Nella descrizione della sua vita lavorativa non c’è un dubbio, un’esitazione.
La passione l’ha folgorata a sedici anni, a teatro. L’insegnante della scuola di moda trascina la classe a vedere Il malato immaginario. Per gli altri compagni è la solita noia che ti propinano ma sempre meglio di fare lezione. Per Sabrina no. Perché è abbagliata dalla luce e dai colori dei costumi di scena. Sbalzata in un mondo fantastico. E’ in quel momento che Sabrina scopre che è quello il mondo in cui vuole vivere. Che è quello il mondo che vuole creare lei stessa. Ha deciso: farà la costumista.
Non che prima volesse fare la ragioniera, certamente: sognava di fare la stilista. Un lavoro abbastanza accettato dai suoi, bastava il diploma di quella scuola. Invece per fare la costumista Sabrina volle andare l’università. I suoi genitori non sapevano neanche cosa facesse, una costumista. E poi, tutti quegli anni a studiare? Come spesso capita ai pochi che hanno le idee chiare sin da quell’età, Sabrina non si lascia minimamente condizionare e si iscrive al DAMS di Bologna. E lì nascono i primi contatti, il primo “ingaggio”, per il teatro Testoni, tramite una compagna di università. Un primo lavoro improvvisato, nato lì per lì, e accettato con una buona dose di incoscienza. L’improvvisazione deve esserle riuscita particolarmente bene, visto che dall’età di 22 anni, la sua prima esperienza, non ha mai smesso di lavorare, e adesso ne ha 39, di anni. E lavora per la televisione e per il cinema, altra grande passione.
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